Una video installazione che mescola elementi di arte generativa a pennellate “analogiche” .
Il tema principale del video è evidenziare, usando una fusione fra elementi analogici e digitali , l’evoluzione che la terra e l’universo stanno avendo, passando per l’ effimero istante caratterizzato dalla civilizzazione umana, per giungere ad una fine mistica, o rinascita.
Noi esseri umani siamo un qualcosa di estremamente piccolo, comparati all’ eternità del cosmo, e non abbiamo alcun diritto di rovinare ciò che ci sta attorno. Sinestesi Analogico Generative Di Claudio Castelli La prima pinacoteca è costituita dalla natura.
Algoritmi rispondenti a regole matematiche , si fondono col nostro immaginario formale.
Colori e forme casuali riportano per analogie ai nostri occhi visioni suggestive, che si intrecciano con quelle presenti nella nostra memoria, o in fieri , e in divenire, con nuove forme e suggestioni, ancora soltanto accennate nell’immagine stessa.
Il dinamismo parte proprio da questo processo evocativo : scenari plastici si evolvono da accenni informali.
Algoritmi infinitamente complessi o spaventevolmente ripetitivi , atomi di idrogeno che si innescano con quelli di ossigeno, danno luogo a forme che nella nostra mente divengono immagini familiari, paesaggi onirici.
La pinacoteca della natura si presta a istanze in scala sempre diversa.
Le venature di una foglia si alternano a visioni aeree sconfinate, scansioni microscopiche molecolari a galassie e nebulose.
Catene molecolari . Principi fisici e matematici, aurore boreali, nubi, giocano con le nostre emozioni , ci portano sensazioni.
Come paesaggi, nature morte, si sposano alla tela .
Gli algoritmi frattali ricreano al computer quella ripetitività presente in natura dal microscopico all’immenso, quel mescolamento formale che fa di sé continua ripresa e analogia secondo quelle leggi che governano l’universo .
Come il pittore cattura momenti di visione soggettiva dal circostante, così il fotografo ne cattura istanti oggettivi, resi unici dalla scelta del tutto arbitraria di cosa racchiudere nello spazio delineato dalla pellicola.
Questo è il lavoro dell’artista generativo: esplorare minuziosamente formule computerizzate, isolarne i punti focali, saperne descrivere ed esaltare le emozioni percepite, isolarne le analogie col circostante, o le dissonanze più eclatanti.
Soggettivare cioè quello che , esattamente come in natura, altro non è che una formula matematica, una catena non più , in questo caso, di carbonio e idrogeno, ma di bit informatici.
Ma in questa serie di lavori si va oltre: il rimando fra l’analogico e il generativo non è soltanto speculativo: I due generi si combinano formalmente , attingendo l’uno dall’altro.
Elementi naturali sono ripresi , ripetuti o distorti secondo algoritmi digitali, per poi venir nuovamente mescolati secondo una alchimia cromatico formale in continuo rimando speculare fra naturalità e artificio.
E in questo continuo divenire magmatico, si innescano pennellate del tutto materiche che stravolgono il già difficile equilibrio che si è venuto a creare, andando a superare la densità significante del pensiero visivo,trasmutandolo nella sostanza chimica e nella sua plastica consistenza fino a diventare scultura, aggiungendo pigmenti e velature per restituire alla luce che li investe una cangiante immagine pittorica, lasciando lo sguardo dello spettatore perso nella spazialità delle tele, privo di qualunque appiglio formale al conosciuto.