DALL' "AMORE" PER LA MACCHINA ALLA "SOCIETÀ' DI PROTEZIONE DELLE MACCHINE"
Nell'articolo Il primo mobilio italiano futurista', Arnaldo Ginna rileva che « l'uomo tende a farsi servire più che può dalla macchina perché le cose da farsi sono ben più numerose di una volta », e nota i lati pressoché « umani » della macchina, utilizzata per i suoi mobili, « scaturiti come sempre dalle idee fondamentali futuriste: di ultramodernismo originale, di igiene, di eleganza, di emozione sintetica ».
Osserva Ginna che: « ... la vita tutta vibra in velocità sempre crescente. Ci sono delle macchine che sono dei veri e propri organismi, che hanno veramente del-l'intelligenza, che hanno delle malattie passeggere e delle malattie croniche, che riportano delle ferite guaribili in 10, 15, 30 e più giorni; ci sono delle macchine che muoiono di un colpo apoplettico.
Domandatelo ai motoristi agli chaffeurs ai macchinisti, essi sentono quando il motore ha la ripercussione del 4° tono, e prevedendo la malattia danno subito un poco di chinino dello stato per la prima febbriciattola.
La macchina è diventata il prolungamento evidentemente necessario dei nervi dell'operato.
Il tessitore dirige la macchina fiutando a volo di volante i colori e disegni da intromettere via via...
Ho studiato nell'officina l'operaio chinato sulla piallatrice, sulla sega circolare, tagliando formando e creando le linee imparate a memoria sul disegno, e la macchina lo sente, lo capisce...
Ogni operaio è innamorato della propria macchina, e quindi ne è fortemente geloso e ne rivendica i pregi sulle altre dei compagni.
Forse la macchina sarà presto la nostra sola amante possibilmente desiderabile D.
Queste considerazioni sulla macchina vengono certamente dallo scritto di Marinetti L'uomo moltiplicato e il regno della macchina 2, dove leggiamo:
Esaltiamo l'amore per la macchina, quell'amore che vedemmo fiammeggiare sulle guance dei meccanici, aduste e imbrattate di carbone.
Non avete osservato un macchinista quando lava amorevolmente il gran corpo possente della sua locomotiva?
Sono le tenerezze minuziose e sapienti di un amante che accarezzi la sua donna adorata D.
Sono osservazioni oggi ampiamente confermate dalla psicosociologia e dalla psicanalisi: la « società affluente », con lo sviluppo della motorizzazione, ha messo in evidenza, e a dimensioni macroscopiche, i fatti acutamente osservati ed annotati cinquant'anni fa da Marinetti prima e da Ginna poi, soprattutto il carattere erotico del rapporto tra l'uomo e la sua automobile.
Dall'amore per la macchina alla protezione di tutte le macchine il passo è, se non breve, logico.
E nasce, per iniziativa e Manifesto' dell'aviatore Fedele Azari, la « Società di Protezione delle Macchine », presieduta da Marinetti, fondata da Azari, Balla, Casavola, Catrizzi, Depero, Dottori, Escodamé, Gerbino, Pannaggi, Prampolini, Russolo e Spano.
Non conosciamo la data esatta dell'iniziativa di Azari, ma dovrebbe essere attorno al 1925 o poco dopo, come stanno a testimoniare i nomi, tra i soci, dei nuovi poeti futuristi lanciati dalla seconda antologia marinettiana Catrizzi, Escodamé, Gerbino. « Perché — chiedemmo a Vasari in un colloquio — non si vede mai il suo nome nei Manifesti che riguardano le macchine? ».
« Ero assente dall'Italia, e anche volendo partecipare a quelle manifestazioni, o condividendone le idee, non avrei potuto discuterli, contribuire, e sottoscrivere ». Pochi documenti esprimono meglio del Manifesto firmato da Azari, il valore di una macchina, la sua funzione sociale per l'eliminazione della povertà e della lotta di classe, la sua super-umanità, in quanto eguale, marinettianamente, ad Uomo perfezionato e moltiplicato, la sua vitalità e intelligenza, sensibilità, solidarietà (« nei campi d'aviazione si verifica qualche volta che tutti o quasi tutti i motori sono contemporaneamente riluttanti a mettersi in moto o funzionino imperfettamente, e questo in-dipendentemente dalle condizioni di manutenzione o di temperatura, atmosfera, ecc. »).
Azari esorta a difendere e proteggere le macchine, condanna i « delitti » più comuni contro di esse consumati (non ridurre la marcia di un'auto-mobile in salita, non lubrificare, sforzare e accelerare a vuoto un motore), e auspica che la « Società di Protezione delle Macchine » funzioni come la « Società di Protezione degli Animali » e gradatamente si sostituisca ad essa.
La cosa non si è (ancora) realizzata sul piano legislativo, sociale: ma basta sfogliare un manuale di manutenzione in uso in qualsiasi industria, per constatare che il « delitto » di « lesa macchina » e severamente punito; ed anche i volumetti che accompagnano la vendita delle auto-vetture mettono ampiamente in guardia, spesso in tono minaccioso, contro tali « delitti ».